di Concetta Santagati
Mazzarino. Da Arlecchino a Brighella. Da Pantalone a Colombina. Un viaggio tra le maschere della Commedia dell’arte per gli alunni dell’Istituto superiore “Carafa” di Mazzarino, diretto dalla prof.ssa Adriana Quattrocchi. Il workshop, tenuto dall’esperto di teatro, attore e regista di origini piazzesi Antonio Venturino, è stato rivolto alle 4° e 5° classi degli indirizzi Afm, Cat, Liceo Scienze umane, classico e linguistico. Partendo dalla nascita della commedia dell’arte e la sua evoluzione nei secoli, Venturino è poi passato alla presentazione delle maschere spiegando e dimostrando con la partecipazione attiva degli studenti, le tecniche della postura, del movimento, del suono sulla scena. “La commedia dell’arte ha cambiato il modo di essere del teatro – ha detto Venturino (che vanta un’intensa esperienza di insegnamento nelle università inglesi e in giro per il mondo, da Middlesborough a Londra, dal Galles alle Hawaii) – su internet spopolano video sulla commedia dell’arte molto distanti dalla lezione di Ferruccio Soleri. Negli incontri con gli studenti cerco di far conoscere da vicino questo mondo attraverso questo maestro. I caratteri fissi della commedia del Nord Italia sono un patrimonio culturale da approfondire e proteggere anche perché la commedia dell’arte è la madre di tutte le tecniche di un attore e porta in scena l’umanità e la quotidianità attraverso un linguaggio che riassume diverse forme espressive, dalla danza al mimo, alla voce, e l’esaltazione sapiente della maschera”. Citando Giorgio Strelher, l’esperto Venturino, indossando le bellissime maschere in cuoio (opera del maestro Renzo Antonello) ha spiegato ai ragazzi i caratteri fissi, gli elementi stereotipati di ogni maschera e l’equilibrio tra suono, movimento e maschera introducendo la regola aurea del “3 magico”. “La maschera ha il potere di amplificare il controllo del corpo. – ha concluso l’esperto – Dal contrasto tra due maschere nasce il movimento sulla scena ed ecco che il ritmo diventa contagioso. In commedia si dà più spazio all’azione fisica e alla correttezza del movimento e meno al testo, attraverso un linguaggio che definirei universale e che per tale motivo si adatta anche ad un pubblico straniero. Pensiamo per esempio a quando gli attori bergamaschi e veneziani andavano in giro per l’Europa a fare commedia dell’arte. È possibile fare teatro senza luci, senza musica, senza scenografia ma non si può fare teatro senza attori”.